Recensioni: Lincoln

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di Mattia Lecchi

Steven Spielberg si cimenta ancora, dopo War Horse, con la storia. Basandosi su un libro di Doris Goodwin, il regista americano ha scelto di portare sul grande schermo la vita di Abraham Lincoln, il sedicesimo presidente degli Stati Uniti d’America, famoso per aver guidato gli USA durante la Guerra di Secessione e per aver proibito la schiavitù con il tredicesimo emendamento.

Contrariamente a quanto ci aveva abituato in film come Salvate il soldato Ryan, Spielberg lascia i campi di battaglia veri e propri per narrare la guerra politica che si nasconde dietro l’approvazione della legge antischiavitù. Il regista americano mostra uno spaccato estremamente dettagliato di questo conflitto politico, riuscendo tramite esso a mostrarci un ritratto fiero ma anche umano di Lincoln stesso. E’ proprio questo il tratto più interessante del film: cercare di mostrare l’uomo dietro la leggenda, con le sue frustrazioni, le sue paure e le sue difficoltà come, ad esempio, il difficile e controverso rapporto con la moglie.

Spielberg va al di là di questo narrando, anche con ironia, le ambizioni personali, le debolezze e i sotterfugi che caratterizzavano la vita politica di quell’epoca. In una chiara critica ai governi di tutto il mondo, infatti, ci viene mostrato come l’approvazione dell’emendamento si debba affidare alla corruzione, alle intimidazioni e ai compromessi che, nonostante siano svolti a fin di bene, sono contrari agli ideali di democrazia e libertà tanto cari al popolo statunitense. Spielberg riesce così a creare un ritratto della real politic, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, che strizza l’occhio allo spettatore e riesce anche a strappare qualche sorriso. Tuttavia questo non è abbastanza per rendere il film un capolavoro. Nonostante la grande cura con cui è stato realizzato (ha ricevuto ben dodici nomination agli Oscar), il film appare, per certi versi, fragile. Infatti, la parte dedicata ai dibattiti politici, morali e ideologici è decisamente eccessiva. E i piccoli inserti “comici” non riescono a sollevare il film da un senso onnipresente di pesantezza. La drammaticità della storia finisce così per schiacciare le parti più umane e autentiche del film di cui si è parlato precedentemente, vanificando quell’effetto di intrattenimento e di immedesimazione che è tipico della settima arte, lasciando lo spettatore quasi spossato alla fine della proiezione.

Per concludere, Lincoln è sicuramente un film ottimamente realizzato ma rischia di crollare sotto la sua stessa mole. Non riesce a raggiungere la profondità di altre opere storiche di Spielberg come Schindler’s List o l’eroismo e la critica alla follia umana come nel già citato Salvate il Soldato Ryan. Lincoln appare perciò simile ad un libro di storia che cerca, senza riuscirci, di andare oltre se stesso e il peso dei fatti che racconta.

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