Letteratura: Amorino di Isabella Santacroce

di Noemi Pelagalli

Quando scrivevo il mio “Ivan”, Isabella scriveva del suo viaggio a Minster Lovell, e la notte, alle tre, alle quattro, parlavamo al telefono e ci raccontavamo a che punto fossero i nostri personaggi, così diversi eppure così vicini. A volte lei diceva: “Stacco, devo scrivere ancora un po’ prima che inizino a cantare gli uccellini. Non li sopporto”. Una notte mi lesse un lungo estratto al telefono e, di nascosto, io mi misi a piangere. Erano pagine perfette, pagine grandiose. Ho curato il risvolto, che potete leggere qui sotto. Ma è impossibile riassumere in poche righe un romanzo così…

(Alcide Pierantozzi)

Il 14 marzo (2012) è uscito in Italia Amorino di Isabella Santacroce, un romanzo importante, maestoso e decisamente atteso da coloro che seguono la scrittrice di Riccione con grande passione. Amorino suggella la fine di un cerchio, è un libro vivo che conclude un percorso dantesco, divino. Difatti la Santacroce ha scritto il suo purgatorio, dopo aver pubblicato V.M. 18 (l’inferno) e Lulù Delacroix (il paradiso).

Leggere Amorino significa fare un viaggio nel tempo, fino al 1911. Le parole compongono un canto che parte dal basso e giunge verso l’alto, così come Dio.
Isabella Santacroce ci presenta un luogo austero e cupo, quello di Minster Lovell, Inghilterra. All’interno di questo paesino non troppo lontano da Londra si muovo sette figure, i protagonisti, sette anime. Tra loro ne giungerà una da lontano, dall’Italia, proprio quella di Isabella Santacroce in persona: per la prima volta la scrittrice dell’Onnipotente compare in una sua opera, portando con sé due bambole, ovvero Desdemona Undicesima e Lulù Delacroix.

Il lettore è come catapultato in un universo romantico ed angoscioso. Dietro la religione, il perbenismo ed uno stretto puritanesimo spuntano la malvagità, la cattiveria, l’istinto e la passione amara attraverso le lettere ed i diari dei protagonisti.
Amorino è dunque composto dall’io dei personaggi, un io malato e dunque sincero, verace ed oscuro. Ognuna delle figure presenti nel romanzo parla in prima persona, senza falsi pudori, con le proprie incertezze.

Il turbidume viene ampliato dalle due gemelle Annetta ed Albertina Stevenson, ora diaboliche ora liberatrici: sono i loro gesti e le loro parole a smuovere il “pantano” in cui risiedono le anime di Minster Lovell. Tutte le azioni vegono declamate attraverso un coro, chiamato Amorino, un coro che racchiude in sé il segreto di Minster Lovell, un segreto che è taciuto ma che scava nelle coscienze dei protagonisti conficcandoli nel grottesco delle loro esistenze.

Isabella Santacroce si muove in questo ambiente come un demiurgo e primo motore immobile. Lei è il purgatorio, lei lo ha creato e per questo è l’unica che può comunicare con il grande segreto di Minster Lovell, la sua anima, il suo nucleo, la sua verità.

Amorino è un romanzo maturo, ben costruito, angosciante e sincero. E’ la rinnovata conferma del grande talento della Santacroce, una scrittrice capace di indagare i più reconditi anfratti dell’animo umano, pizzicando le corde della vita, suonando una melodia che è la verità su di noi. Isabella Santacroce ha scritto un’opera corale che è un classico, una spirale, una atrocità. Amorino è la bellezza e la purezza umana, la sua eterna condizione. E’ l’avvicinarsi a Dio ed il suo rifiuto. E’ la consapevolezza delle passioni umane.

Filmato: booktrailer

 

 

 

La foto ed il booktrailer sono dei rispettivi autori.

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