Laboratorio di scrittura filmica: “E com’è il titolo?”

di Jennifer Pirelli

E com’è il titolo?” è un cortometraggio realizzato da alcuni studenti dell’Università degli Studi di Bergamo e da Lab80 film, nell’ambito del Laboratorio “Fare cinema a parole” (a.a. 2011-2012). A pochi giorni dalla sua pubblicazione su You Tube, scopriamo di che cosa tratta e qual’è l’idea che sta alla base del lavoro svolto dagli studenti e dai responsabili, ovvero Fabio Cleto e Alberto Valtellina.

L’obiettivo principale del Laboratorio era quello di scegliere e analizzare alcuni testi letterari a scelta (poesie, racconti ecc). Dai testi scelti si sarebbe poi sviluppata un’idea che avrebbe dovuto fare da sfondo per la trasposizione cinematografica. Ovviamente non si parla solamente di idee e temi da sviluppare, ma anche delle tecniche e dei passaggi specifici che vengono messi in atto nella realizzazione di un film. Abbiamo parlato di soggetti, sceneggiature da realizzare, storyboards che dispongono passo dopo passo le immagini che andranno a comporre il filmato, la ripresa e il montaggio. Nello specifico ognuno ha realizzato un programma, una piccola storia attorno al tema scelto e ha pianificato per immagini che cosa si sarebbe dovuto poi riprendere. Per quanto riguarda le tecniche di ripresa, gli studenti hanno imparato a utilizzare una vera macchina da presa professionale, seguendo i consigli e gli insegnamenti del regista. Inoltre è stato chiesto di portare le proprie macchine fotografiche o qualsiasi altro strumento di ripresa in modo da rendere il lavoro più ricco e completo dal punto di vista tecnico. Infine ciò che è stato ripreso, compreso di pezzi da tenere e “scartare”, è stato lavorato e montato nel programma Final Cut 10.

Una vera soddisfazione e un’esperienza interessante! Come dice Valtellina questo è “Un film in cui si evidenziano e dimostrano gli stretti legami che la letteratura e la poesia continuano a mantenere con le urgenze della vita quotidiana, le necessità, le pulsioni, le voluttà, gli obiettivi primari e gli obiettivi secondari. La poesia cinematografica quale maestra di vita”.

Andando nel dettaglio, il cortometraggio dura 19 minuti circa ed è suddiviso in diverse parti, che sono i temi, i testi da cui gli studenti son partiti. La prima parte comincia con Herman Hesse, la poesia è tratta da “Scritto sulla sabbia”. Si discute su come trasporre la poesia, in modo illustrativo, mostrando immagine per immagine le sue componenti o in modo interpretativo, cercando di raccontare qualcosa?

Successivamente c’è la poesia “Il battello ebbro” di Arthur Rimbaud. Il frammento finale, lo schiacciamento della barchetta di carta, simboleggia la presa di coscienza: il passaggio dalla speranza alla realtà della vita.

Si prosegue con “Mrs Dalloway” di Virginia Woolf, ambientato nel negozio del simpatico e saggio fiorista bergamasco. Mrs Dalloway pronuncia in continuazione la parola “Nonsense”, turbata da eventi accaduti precedemente. Però una volta che si trova davanti ai fiori e alla loro bellezza la parola “Nonsense” perde sempre di più il suo senso iniziale.

Il quarto testo che ha dato ispirazione è “Una carogna” da “I fiori del male” di Charles Baudelaire: comunica un altro mondo dietro la bruttura della decomposizione, qualcosa di utile e di bello.

Si continua con “Macelleria” da “Fervore in Buenos Aires” di Jorge Luis Borges: gli studenti si sono recati in una macelleria di Città Alta e hanno voluto sottolineare un aspetto profondo del lavoro del macellaio. Le varie immagini del taglio della carne e dei pezzi di animali appesi sottolineano un fortissimo contrasto con la pulizia del negozio e se si vuole anche con la facilità con cui il macellaio taglia degli animali e allo stesso tempo parla della quotidianità, del mondo di oggi e dei valori. Il tutto risulta quasi macabro, se si ragiona per un secondo momento. Il tema della macelleria e il seguente sono uniti da immagini di Mrs Dalloway che passeggia e che ripete ancora una volta “Nonsense”. Che la parola pronunciata si riferisca magari anche a ciò che è appena avvenuto nel negozio?

Il penultimo pezzo è tratto da “Film”, un film di Samuel Beckett del 1964, interpretato dal famoso Buster Keaton. La tematica principale è l’ossessione del protagonista provocata dalla paura di essere osservati. Il personaggio continua a scappare dalla macchina da presa e le inquadrature sono per lo più di schiena. L’ossessione di essere guardato è la paura della percezione di sé stesso. Si scopre che lo sguardo che lo osserva e lo spaventa è il suo!

Infine continua il concetto ossessivo dello sguardo con “1984” di George Orwell. La protagonista di quest’ultimo testo si sente spiata, sente su di sé l’occhio indagatore e quindi cerca di fuggire dall’ambiente che la opprime.

E’ interessante notare come tutte le varie parti sono in qualche modo sapientemente collegate, viene a crearsi in questo modo un filo conduttore.

Dopo questa parte vengono ancora riprese la poesia di Hesse e Mrs Dalloway dal fiorista. Il titolo del cortometraggio è preso dalla domanda finale del fiorista “ E com’è il titolo?”. Il film si conclude con Cecchini che suona e canta “On a plane”, intervallato dai titoli di coda che citano i nomi degli studenti/attori, dei responsabili del corso e delle altre figure che hanno partecipato.

Lascio i lettori con la visione del cortometraggio al seguente link:

Cortometraggio ” E com’è il titolo?”

http://www.youtube.com/watch?v=UsaEoyDNDs0

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