Letteratura: Io speriamo che me la cavo


di Silvia Pievani

Fai la presentazione di te stesso

Mi chiamo Enzo quarto (nella stessa classe c’erano cinque bambini che si chiamavano Enzo, e così ha dato un numero a tutti) e sono nato a Napoli, però vivo ad Arzano, via Traversa Santa Giustina 3. La mia statura, per la mia età, è troppo bassina e anche un pò grassa. Il mio viso è ovale, ma più di voi. Il mio colorito è pallido, ma d’estate no. Ho gli occhi neri, uguali. Già sò portare il motorino, qualche giorno vengo sotto scuola a farvelo vedere. Io sono un pò buono e un pò cattivo. Quando sono buono sono buono, quando mi prendono i cinque minuti, cattivissimo. Quando mia sorella hi ha strappato i libri io gli ho rotto gli occhiali, meno male che mero sbagliatp che erano solo quelli di nonna, se no papà mi stroppiava (mi ammazzava di botte). A scuola porto la colazione e la dò anche a Mimmuccio che non la porta mai, perchè è povero. Io però una cosa la voglio dire: Mimmo, ma tu non te la porti mai la colazione?

Il sottotitolo sembra spiegare tutto: Sessanta temi di bambini napoletani. Ma questo libro racconta molto di più.

Il maestro elementare Marcello D’Orta ha raccolto questi 60 temi, scegliendoli da una moltitudine di testi che i suoi alunni hanno scritto durante 10 anni circa passati in una scuola di un sobborgo napoletano. Quelli raccolti in questo libro sono i più sorprendenti e divertenti, a volte anche rivelatori.

Parla del tuo vicino di banco

Il mio vicino di banco non è nessuno, sono tutti lontani, perchè io essendo che mi comporto malissimo, il provesore mi a meso da solo, per non parlare col vicino di banco. Io però li vedo lo stesso gli altri, Giustino, Mimmo, Pasquale, Flora. Giustino parla più di me però non stà da solo, vorei sapere perchè? Flora cià i pidocchi intesta e fà bene che non è la mia vicina di banco. Flora, mò è inutile che piangi che o detto cuesto, perchè è la verità. Mimmuccio fà sempre filone (marina la scuola) il venerdì, io lo sò perchè, ma non lo posso dire, se no ci vanno tutti quanti. Pasquale è bravo ma non a voce. Antonio quanto viene al catechismo si porta sembra la marenna (merenda) e don Peppino lo crida. Io sò i fatti di tutti quanti, ma non è giusto che sto solo.
Errori grammaticali, concetti astrusi e spiegazioni assurde sono solo alcune delle componenti comiche di questi temi. Nell’introduzione, il maestro sottolinea: «Colorati, vitalissimi, spesso prodigiosamente sgrammaticati e scoppiettanti di humor involontario, di primo acchito possono far pensare a una travolgente antologia di «perle».». Se non fosse per la nota iniziale del maestro D’Orta, si potrebbe davvero pensare che questi racconti siano il frutto della fantasia di un autore, che punta a far ridere i suoi lettori con brani divertenti ma inventati. Ma questi temi sono  tutt’altro che fasulli! D’Orta, nel’introduzione, sottolinea il fatto di non aver modificato il contenuto di nessun racconto, per non guastarne l’originalità. E, forse, colpiscono proprio per la loro autenticità, che ci tocca sì nei momenti di riso, ma ancora di più durante la narrazione di situazioni e stati di precarietà.

Stai per lasciare la scuola elementare. Rievoca brevemente le impressioni, le persone, i fatti più salienti

A me non mi sembra vero che io sto per lasciare la scuola elementare, mi sembra come un sognio. Perchè sono entrato piccolo ed esco grande, e quando lascerò la scuola media io uscirò ancora più grande. Quando andavo alla prima piangevo sempre, perchè ero piccolo, ma poi alla quinta non ho pianto più. Io ho conosciuto tanti amici a scuola e spero di rivederli in prima media, se loro saranno promossi. Della scuola elementare le cose più belle sono state: Primo) il mio maestro, che non me lo dimenticherò mai più, anche quando morirà, Secondo) i miei amici, tranne uno, Terzo) le gite. La gita più bella che abbiamo fatto è stata alle Catacombe, che Gennaro non si trovava più e io pensavo che i morti se l’erano pigliato, e noi ridevamo che non ce la facevamo più. Poi mi ricordo la visita medica che trovò i pidocchi in testa a Rosetta. Io spero che Nicola diventa un po più secco, altrimenti scoppia! Mi ricordo la fotografia della quarta che Antonio mi mise le corne in testa! La cosa più brutta della scuola elementare è quando piove, che le mamme per paura che il figlio si bagnia corrono cogli ombrelli e ti scamazzano (calpestano). Io spero che alla scuola media non scamazzeranno più…
Alcuni di questi racconti sono così «rivelatori» da far spavento. Questi temi sono la prova assoluta che anche i bambini hanno un’opinione riguardo le problemi importanti come la guerra, la povertà, la religione, la droga, lo status e i problemi sociali. Talvolta i loro ragionamenti scavano sotto la superficie e sono tanto profondi da non sembrare affatto frutto della mente di un bimbo delle elementari.

Ho letto e riletto questo libro una marea di volte, e mi ritrovo sempre a ridere, malgrado conosca ormai a memoria ogni tema che vi è contenuto. Altri brani, invece, mi hanno fatto riflettere: i bambini, alcune volte anche inconsciamente, si ritrovano a descrivere ambiti della loro vita che potrebbero non essere idonei per la loro età, come la droga, la fine del mondo, lo stato di degrado di Arzano, il paesino in cui abitano. Tutti questi racconti ci svelano il micromondo dei piccoli «autori», che non si censurano, nè si limitano nell’esporre i lati negativi e positivi di ciò che li circonda. Penso che, questo libro, sia sì un’opera divertente e leggera, ma nasconde una dimensione riflessiva e profonda, legata all’ambito sociale. Come sempre vi consiglio di leggerlo, sperando che possiate, come me, apprezzarne la bellezza.

Quale, fra le tante parabole di Gesù, preferisci?

Io preferisco la fine del mondo, perchè non ho paura, in quanto che sarò morto da un secolo. Dio separerà le capre dai pastori, uno a destra e uno a sinistra, a centro quelli che andranno in Purgatorio. Saranno più di mille miliardi, più dei cinesi, fra capre, pastori e mucche. Ma Dio avrà tre porte. Una grandissima (che è l’Inferno), una media (che è il Purgatorio) e una strettissima (che è il Paradiso). Poi Dio dirà: «Fate silenzio tutti!» e poi li dividerà. A uno quà a un altro là. Qualcuno che vuole fare il furbo vuole mettersi di quà, ma Diolo vede. Le capre diranno che non hanno fatto niente di male, ma mentiscono. Il mondo scoppierà, le stelle scoppieranno, il cielo scoppierà, Arzano si farà in mille pezzi. Il sindaco di Arzano e l’assessore andranno in mezzo alle capre. Ci sarà una confusione terribile, Marte scoppierà, le anime andranno e torneranno dalla terra per prendere il corpo, il sindaco di Arzano e l’assessore andranno in mezzo alle capre. I buoni rideranno e i cattivi piangeranno, quelli del purgatorio un po ridono e un po piangono. I bambini del Limbo diventeranno farfalle. Io speriamo che me la cavo.

 

 

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Una risposta a Letteratura: Io speriamo che me la cavo

  1. alessandra verdino ha detto:

    Sig. Dall’Orta,

    Lei é un portento!!!!!
    Non c’é niente di più bello dell’innocenza dei bambini.
    E……soprattutto…..delle grandissime verità che dicono i bambini.

    Modificano quello che hanno sentito a casa, dai loro amici, a scuola, etc.

    Il Suo libro é una perla RARISSIMA sull’intelligenza, la verità, il mondo dei bambini.

    Vivissimi Complimenti.

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