Letteratura: Un “cattivo” libro? “Delitti esemplari”

di La Salvi

– Meglio morta – mi disse. E l’unica cosa che desideravo era di darle soddisfazione!”


3 ore da riempire.

Una bancarella piena di libri.

99 centesimi.

1 ora di lettura.

Risultato: liberazione totale.

LUI MI CAPISCE, pensai.

 

Delitti esemplari” è il libro in questione, scritto da Max Aub e pubblicato solo nel 1982, dopo essere stato composto nel 1957. Decisamente poco noto al pubblico, lo ritengo un piccolo capolavoro, ed è per questo che ho deciso di approfondirne contenuti e concetti. Sono stata conquistata da 60 pagine scarse ma taglienti, dure, vere, forti.

L’autore, così come il libro, è poco conosciuto in Italia a causa della mancanza di traduzioni. Un vero peccato, dato che Aub è stato un genio assoluto del secolo scorso. Non posso non considerarlo un libro particolare. Ciò che ai miei occhi lo rende così “anomalo” è la sua struttura: è formato da 82 mini-racconti, (il più lungo rasenta le 2 pagine) apparentemente scollegati tra loro.

Prima delle Confessioni, troviamo un breve ma bellissimo e intenso scritto dell’autore risalente al 1956, nel quale Aub ci aiuta a comprendere le pagine che seguono, o meglio, ci mette nella condizione di poter capire le intenzioni di chi racconta (il che non è assolutamente facile). L’autore vuole farci conoscere la natura che accomuna queste dichiarazioni: Confessioni senza storia: chiare, confuse o dirette, non hanno altro scopo che di spiegare il furore”. Aub ci svela, quindi, la molla che ha fatto scattare questi 82 omicidi. Ebbene si, omicidi. Omicidi causati dal più piccolo fastidio o dal più grande sgarro. Apparentemente non c’è differenza per gli assassini dei quali questo libro ha raccolto le confessioni. Le storie, raccolte in Francia, Spagna, Messico nell’arco di 20 anni, sono state confidate all’autore allo scopo di redimersi, di liberarsi da tutte le colpe. Nel post scriptum che conclude il pensiero di Max Aub viene sottolineato il fatto che, queste confessioni (tranne le ultime 2) non vengono, al contrario di quello che si può pensare, da persone mentalmente instabili, pazze o con malattie mentali. Quest’affermazione vi stupirà solo quando e se leggerete i brevissimi racconti in questione.

Vi rassicuro subito dicendovi che l’intero libro è frutto dell’immensa creatività e fantasia di Aub, che si cimenta in questo tipo di scrittura per indurci a riflettere sulla natura dell’uomo. Scioccherebbero se fossero veritieri ma, allo stesso tempo, io personalmente ne rimarrei affascinata.

Storie false sì, ma non impossibili.

 

 

Stavamo fermi al bordo del marciapiede, aspettando di passare.

Le automobili correvano veloci, una dietro l’altra,

agganciate insieme dai loro fari. Non ci fu bisogno che di una spintarella.

Eravamo sposati da dodici anni e non valeva un tubo.”

E iniziano così, una dietro l’altra, senza un attimo di respiro, le ConfessioniConcisi, brutali, senza vergogna. Ecco come sono i racconti di Aub: incuriosiscono per la loro unicità, turbano per la loro natura. La violenza senza titubanza, la violenza estrema, cieca e gratuita come liberazione dal più lieve fastidio, sembra essere l’indiscussa protagonista del libro. Ad un occhio superficiale e moralista, queste storie potrebbero sembrare truci, insensate, malate, ma provate a guardarle sotto un altro aspetto. In fin dei conti, le loro reazioni non vi sembrano le più naturali del mondo? Istintive, animalesche, violente. Attenzione, se ve ne siete resi conto, non ho provato neanche una volta a pormi il problema della razionalità. Questo perché, in nessun modo, potrebbe accostarsi al contenuto di questo libro.


Gli chiesi l’”Excelsior” e mi portò “El Popular”.

Gli chiesi le “Delicados” e mi portò le “Chesterfield”.

Gli chiesi una birra chiara e me la portò scura.

Il sangue e la birra, mescolate per terra, non fanno un gran bell’effetto.”

 

Tutti questi racconti sono folli, sregolati, senza esitazione ma, sicuramente, non possiamo dire che i crimini in questione non abbiano una motivazione…piccola, grande, futile o importante che sia. La penna di Max Aub è senza ritegno: l’autore non (si) pone censura e non ha paura di raccontare le conseguenze del furore, senza dare spazio ad immaginazione e ripensamenti.

Mini-crimini. Grandi colpe. Zero pentimento.

 

Lo uccisi in sogno, poi non potei far altro che sopprimerlo sul serio. Inevitabilmente.”

 

Aub ci riporta-racconta queste storie senza filtro, scioccanti ma vicine quanto basta da indurci a pensare cosa avremmo fatto noi in quella stessa situazione. Avremmo ceduto al furore o saremmo stati capaci di sopprimere i nostri istinti? Oppure non ne avremmo avuti? Sono totalmente certa del contrario. Ognuno di noi, almeno una volta, anche se non lo ammette, ha provato qualcosa di simile a quello che viene narrato in queste storie. Non negatelo. Io non lo nego. Sì, lui mi capisce perché anch’io, come le persone che Aub ha esposto nel suo libro, ho provato (almeno una volta…al giorno!) una sensazione forte, incontrollabile ma umana: il fastidio. Non abbiate timore di ammetterlo. E’ perfettamente normale. Chi non ha mai pensato di farla pagare a qualcuno che ci ha fatto uno sgarro? In questo libro, il concetto è portato all’estremo. Una vendetta totale e definitiva. Non saprei dire se sia giusta o sbagliata, ma, sicuramente, tende alla catarsi. Per questo lo definirei un atto liberatorio più che un libro. Catartico per l’autore e/o per i lettori. Sta a voi scegliere.

Era scemo. Gli spiegai e rispiegai tre volte la strada da fare, in modo chiarissimo. Era molto semplice, non aveva che da attraversare il Viale della Riforma all’altezza della quinta traversa. E tutte e tre le volte si confuse nel ripetere la spiegazione. Gli feci una piantina chiarissima. Restò là guardarmi con aria interrogativa:

– E poi… Oddio, non ho capito.

E si strinse nelle spalle. C’era da ammazzarlo. E io lo feci.

Se mi dispiace o no, è un’altra faccenda.”

 

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